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Cosa sono le tipologie di movimento? In cosa si caratterizzano i movimenti volontari, quelli automatici e i riflessi? Come si realizza l’apprendimento motorio?

Terza parte dell’articolo “Schemi motori e riflessi” a firma di Andrea Pau, assiduo praticante di Krav Maga e medico.

In quest’articolo verrà trattato il movimento nelle sue componenti e attraverso quel processo nasce, si sviluppa a si raffina un gesto tecnico.

I movimenti si dividono in volontari, automatici e riflessi.La nostra esistenza è regolata in ogni momento da fenomeni riflessi, cioè di reazione a uno stimolo. Le posizioni che assumiamo, in piedi, seduti, etc.., sono il risultato di contrazioni riflesse dei nostri muscoli in risposta alla forza di gravità la quale ci procura uno stiramento dei muscoli nucali e della schiena, a questo stimolo questi muscoli reagiscono mantenendosi leggermente contratti nella stazione eretta ; questo stato permanente di leggera contrazione, si chiama tono muscolare.
 
Esempi di riflessi : il riflesso rotuleo: quando si percuote con un martelletto sotto la rotula si ha l’estensione riflessa del ginocchio;  la miosi :una luce puntata sull’occhio provoca il restringimento della pupilla; i riflessi  posturali  che si hanno a seguito degli sbilanciamenti, delle perdite di equilibrio.
 
L’arco riflesso.  ( su cui si basa l’evocazione del riflesso rotuleo) In questo caso i movimenti riflessi sono determinati dall’attività delle cellule del midollo spinale ( il nostro cervello non vi partecipa) e il percorso dell’impulso è quello di un arco:  l’impulso parte dai recettori che hanno registrato lo stiramento, va lungo la fibra sensitiva che ritorna al midollo (passando per il nervo spinale), collegandosi con la cellula sensitiva (situata nel corno posteriore,) questa poi tramite un’altra fibra si collega a una cellula motoria (nel corno anteriore) e da questa parte una fibra motoria che percorre lo stesso nervo e così l’impulso giunge allo stesso muscolo da cui era partito: il muscolo allo stiramento iniziale reagisce con una contrazione.
 
Questo è il tipo di riflesso più rapido in assoluto proprio perchè lo stimolo non ha bisogno di raggiungere la corteccia, ma arrivato al midollo viene convertito immediatamente in risposta motoria grazie ad una comunicazione tra neurone sensitivo e motoneurone, accorciando in questo modo il tempo di latenza. Questi sono sfruttai in alcune arti marziali come nel wintsungPer movimento volontario si intende quello che viene voluto e regolato nei dettagli da una rappresentazione mentale cosciente, la quale pensa costantemente alle varie fasi, ai movimenti parziali dell’intero gesto.

Il movimento automatico é quello che può essere eseguito con disinvoltura e perfezione, anche pensando ad altro; inizialmente è volontario, dopo migliaia di ripetizioni si automatizza e viene immagazzinato stabile nella memoria .

IL movimento volontario parte dalla corteccia, quello automatico da una zona più bassa del cervello, alla sua base, (nuclei della base) e con la partecipazione del cervelletto. Questi movimenti automatici sono quelli che simuliamo quando  simuliamo i colpi a vuoto chi più chi meno con più o meno tecnica dopo molte ripetizioni riesce a compiere il movimento in maniera automatica e con il tempo fluida e precisa.

In realtà tutte queste tre  componenti sono sempre presenti in ogni movimento. Infatti è più giusto parlare di componenti  volontarie, automatiche e riflesse del movimento, perché in genere sono, in misura diversa, sempre presenti tutte e tre. Tramite queste tre componenti si realizza  l’apprendimento motorio.

Pensiamo  per esempio ad un movimento come tirare un pugno diretto quando non si è mai provato il movimento: si procede per tentativi e pensando a tutti i dettagli dell’esecuzione (Spinta che parte dal piede rotazione anche e tronco, estensione braccio, rotazione pugno.): la tecnica si basa su movimenti parziali volontari, nei quali l’eccessivo controllo dell’attenzione li rende incredibilmente goffi e difficoltosi , il gesto risulta poco fluido, il SNC, non avendo esperienza di questo gesto, non conosce la corretta sequenza degli interventi muscolari che lo determinano, non riesce a realizzare la contrazione e la decontrazione della muscolatura nei tempi corretti e alla giusta intensità, contrae più muscolatura di quanto è necessario (il muscolo agonista viene usato con maggior forza di quel che serve, quindi l’antagonista deve usare maggior forza per frenarlo).

E’ infatti necessario , che i muscoli antagonisti, che devono frenare il movimento nella sua fase terminale, intervengano solo al momento opportuno; se intervenissero troppo tardi provocherebbero danni alle strutture, se troppo presto si opporrebbero al movimento rendendolo poco fluido e dispersivo dal punto di vista energetico. ( in  questa fase se analizziamo il movimento di estensione fatto da un diretto, abbiamo immediatamente una componente riflessa che attiva gli antagonisti se vi è un eccessivo stiramento)

Man mano che si diventa esperti, il movimento diventa sempre più da volontario ad automatico, il gesto appare più  facile ed elegante, lo eseguiamo  pensando  a alcuni particolari o ad un obbiettivo superiore (pensare a non scoprirsi colpendo, o fintare il movimento o portare una combinazione), a questo punto abbiamo lo schema che si è automatizzato ) mentre il controllo di certi dettagli è  volontario=legato ad una rappresentazione cosciente  (si è comunque visto che lo schema motorio, di un atto di complessità medio-elevata si struttura stabilmente dopo circa tremila ripetizioni):

La volontà inoltre interviene quando e se si decide di interromperlo, accelerarlo o rallentarlo.

A queste componenti si associano e partecipano  anche delle contrazioni riflesse :  per es. a fermare i segmenti corporei non coinvolti in quel movimento , a farci mantenere dritti e in equilibrio, a frenare la “corsa” del pugno per evitare dannose iperestensioni, si ha un attivazione dei fusi neuromuscolari e apparati del golgi che attivano gli antagonisti).

Nella vita  quotidiana i movimenti sono per circa un  80% automatici: lavarsi, vestirsi, cucinare, guidare, scrivere; pensiamo, per tutti questi,  a quanto equivale la componente volontaria e quanto quella automatica dipende dal nostro grado di esperienza in quel ‘ambito,( pensiamo alle prive volte che si guida una macchina e di come dopo poco tempo il gesto diviene automatico, tuttavia cambiare una marcia rallentare e accelerare risulta dipendete dalla nostra volontà)

Col tempo mano a mano  che eseguiamo un movimento, questo viene regolato e corretto nei dettagli, proprio durante l’esecuzione, in modo più o meno automatico, a seconda del grado di padronanza che abbiamo, sulla base delle informazioni sensoriali (visive) e sensitive (dei recettori muscolari=propriocettori): es., decidiamo di prendere un oggetto, il braccio comincia ad estendersi, noi vediamo e/o sentiamo se va nella giusta direzione, le correzioni avvengono inconsciamente=automaticamente, cioè senza che ce ne accorgiamo. Stesso discorso nell’esecuzione di un colpo sia esso un pugno un calcio o una ginocchiata.

Da quanto detto risulta chiaro che esistono movimenti volontari corretti automaticamente e movimenti automatici corretti volontariamente: in sostanza la volontarietà dipende dal grado di vigilanza ed attenzione che poniamo durante l’esecuzione.  Altri automatismi sono i movimenti di base quali il camminare e il correre.

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Perchè è utile usare gli schemi motori di base

Automatismi e teorie dell’apprendimento motorio

Riflessi: come è fatto e come funziona il nostro cervello