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Chi era Imi Lichtenfeld?

Oggi il Krav Maga è molto popolare. Un vero e proprio exploit per una disciplina che sino ad appena trent’anni fa era stretto appannaggio di forze di sicurezza e pertanto sconosciuta.

Malgrado ciò, per un processo molto comune quando un argomento diventa popolare, non sempre chi conosce il Krav Maga ha un’idea precisa di come esso si sia originato e del suoi ideatore Imi Lichtenfeld. Le informazioni che si hanno rimangono sulla superficie e poco o nulla si capisce del contesto e delle persone.

Per questo motivo voglio riportarvi un articolo comparso sulla newsletter KMG che descrive in un breve racconto la personalità di Imi. Il pezzo è a firma di Eyal Yanilov che l’ha conosciuto di persona e frequentato per oltre vent’anni.

La traduzione è mia. Ho cercato di rendere scorrevole l’articolo mantenendone il senso.

Articolo di Eyal Yanilov “Una storia su Imi”

Traduzione di Massimo Fenu dall’originale in Inglese.

Imi era un uomo umile, che stava sulle sue senza cercare occasioni di litigio, problemi o risse. Gli piaceva la gente, finché si comportava correttamente  ma anche quando è capitato che gli facessero dei torti, di solito preferiva perdonare.

Imi praticava ciò che diceva. I suoi atti erano tutt’uno con le sue parole.

Imi sempre chiesto ai suoi studenti ad astenersi dal scontri nelle strade. Il Krav Maga è stato ideato per autodifesa, per proteggere gli altri: familiari, amici e la comunità, non sicuramente per il fare i bulli o fare a botte come degli ubriachi.

Quando ho iniziato ad allenarmi nel Krav Maga a metà degli anni 1970, una delle storie che ho sentito su di Imi (da altri giovani) è stata questa. Una volta, in fila al cinema a Netanya (la città dove le nostre famiglie vivevano), tre giovani avevano cercato di passare avanti la fila e Imi li aveva fermati e presi a pugni tutti e tre.

Da adolescente si trattava di una storia divertente da ascoltare. Imi che si comportava come gli eroi dei film di kung-fu di Hong-Kong,  così popolari in quegli anni. Fu molto divertente immaginare  Imi, “il vecchietto” (Imi era di circa 50 anni più grande di me) buttare giù tre giovani.

Un giorno, anni dopo aver sentito questa storia, ho ricordato il fatto. Fortunatamente, non ero più un quindicenne e non potevo credere che Imi si sarebbero comportato davvero in quel modo. Così decisi di chiedergli se la leggenda urbana che girava tra noi in quegli anni fosse vera.  Il giorno dopo, in visita a casa sua, gli ho chiesto semplicemente se la storia di pestaggio di quei ragazzi che avevano superato la fila al cinema al cinema fosse vera.

Imi sorrise e mi disse: “Non è mai capitata”. Quello che è successo è che si quei tre ragazzi avevano provato a comprare i biglietti dal lato della biglietteria invece di stare in linea. Così Imi gli aveva detto “Prima di me non prendete i biglietti!”, tutto qui. Niente calci, pugni o KO. Ero deluso? Assolutamente no. Questo era l’ Imi che conoscevo e rispettavo.

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