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Quanto e in che modo riflessi e automatismi sono allenabili? Quali sono le basi scientifiche di un allenamento basato sui cosiddetti “riflessi naturali”? Con quest’articolo inauguriamo una serie di approfondimenti dedicati all’argomento a firma di Andrea Pau, assiduo praticante di Krav Maga e medico.

Nelle arti marziali i riflessi hanno un importanza fondamentale, questi sono intesi anche nel gergo comune come movimenti istintivi quasi involontari che determinano reazioni estremamente rapide in risposta ad un dato stimolo.  Questi possono essere presenti naturalmente o “generati” da faticosi allenamenti come per  esempio: il bloccaggio di un pugile quando vede partire il colpo, o ad una schivata su gancio quando percepisce l’arrivo del colpo. Questi movimenti vendono acquisiti meccanizzati processati e rielaborati in modo sempre più fine e stampati nella corteccia motoria nelle aree motorie e premotorie seguendo un determinato schema.
 
Il krav maga a differenza di altri sistemi si avvale di tecniche che esaltano riflessi così detti “naturali” ossia questi movimenti che abbiamo i risposta ad un certo stimolo che tutti a prescindere da sport arti marziali praticate possediamo in maniera innata. 
In realtà non esiste un riflesso innato, tutti i riflessi sono condizionati da eventi che attivano delle aree cerebrali che rapidamente ci portano a sviluppare una rapida risposta motoria, questi si sviluppano con il tempo fin da quando siamo bambini, e una volta acquisiti si potenziano e ci accompagnano per tutta la vita. Questo perché In un contesto evolutivo di continuo pericolo chi aveva reazioni più pronte e rapide e proteggeva meglio determinati organi riusciva a sopravvivere; iI risultato è che  oggi tutti possediamo questi rapidi riflessi.
 
Il vantaggio di sfruttare queste primitive risposte sta nel fatto che il soggetto non deve riprogrammare alcuni schemi motori di base, ma affinare quelli già preesistenti, il che rende più facile assimilare il movimento, ma sopratutto richiamarlo in situazioni di pericolo dove la nostra corteccia tende a attivare in via preferenziale sempre questi primordiali riflessi.
Esempio? Chiudere gli occhi quando un oggetto ci arriva verso il volto , alzare le mani quando si ha paura di ricevere un colpo in faccia, portare in dietro il bacino se arriva un attacco basso per proteggere genitali e visceri.
 La presenza di questi movimenti riflessi può essere deleteria  e estremamente problematica in alcuni sport da combattimento dove la situazione richiede una freddezza elevata e questi devono essere controllati per far spazio ad altri schemi motori ad altre reazioni (come: bloccaggi,schivate e movimenti complessi  che vanno anche contro l’instinto naturale) , ma possono essere utilissimi nella difesa personale.
 
Perché in situazioni di immediato e improvviso  pericolo (dove non abbiamo la concentrazione mentale che possiamo avere su un ring ), dove colti di sorpresa  abbiamo la guardia bassa, la prima reazione è sempre quella più naturale possibile a prescindere che siamo pugili judoka o apparteniamo ai corpi speciali. Per esempio: portare le mani al collo se siamo presi, alzare le mani se arriva un pugno etcc e non magari schivare il pugno portare un diretto d’incontro o proiettare l’aggressore. 
L’altro vantaggio di questi riflessi è che sono estremamente più rapidi tanto che alcuni non hanno bisogno di partire dalla corteccia cerebrale, un esempio banale: tocchiamo un oggetto caldo , noi ritraiamo la mano ad una velocità straordinaria.
 
Considerando che questi riflessi sono stai così utili e efficaci per la conservazione della specie risulta immediato  che in un contesto di difesa personale la assimilazione di tecniche che sfruttano questi meccanismi darà risposte estremamente efficaci.
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