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In questo articolo troverai delle linee guida.
Nulla sostituisce una preparazione seria con persone competenti.
Di sicuro nulla sostituisce il buonsenso.

Difendersi contro una persona armata di coltello non è uno scherzo e molte persone immaginano la difesa personale come qualche “magica mossa” che, una volta appresa, consente di uscire illesi dalle situazioni più pericolose. 

La situazione è ben diversa e, come qualsiasi campo che debba gestire contesti dinamici ad alto rischio, i margini di incertezza ci sono sempre. Anche con la migliore preparazione.

Nelle prossime righe non entro in merito di nessuna tecnica specifica, offro piuttosto un esame della problematica passato sotto le lenti della logica. Ognuno dei principi che descriverò aumenta le possibilità di sopravvivenza. Ci sono e ci saranno sempre situazioni in cui nulla funziona nè può funzionare.

Ad una certa distanza o colti di sorpresa nemmeno da un semplice pugno c’è difesa.

Nelle prossime righe ti spiegherò quindi come utilizzare ognuno di questi principi.
I primi 2 riguardano le situazioni di pre conflitto; i successivi 3 riguardano le situazioni in cui l’aggressione sta avvenendo. L’ultimo riguarda il post combattimento, se siete coscienti e potete metterlo in atto.
Sono stati messi in ordine di importanza.

Partiamo subito con il primo principio.

Principio numero uno: Mantieni un alto il livello di consapevolezza. 

Questo è il principio più semplice, il più banale, quello che da maggiori possibilità di successo ed allo stesso tempo il più difficile da mettere in atto.
La maggior parte di attacchi di coltello arrivano inaspettati e non nel senso che all’improvviso compare qualcuno che ti attacca di coltello alle spalle. 

Intendo piuttosto che, all’interno di una situazione di pre conflitto, l’aggredito molto spesso si accorge a posteriori che quei pugni tirati in modo strano sono in verità delle coltellate.
Questo ovviamente è un grosso problema sia perché le prime coltellate vanno a segno sia perché l’aggressore ha modo di avvicinarsi ed afferrare, rendendo difficile una azione difensiva efficace e/o distanziarsi o tentare la fuga.

Primo principio, dunque, in tutte le situazioni di pre-conflitto, prestare attenzione a come si comporta l’aggressore in particolare a dove tiene le mani.
In genere durante il confronto verbale le mani sono visibili e usate per sottolineare il fatto di essere pronti a combattere cercando di intimidire l’avversario. 

Non è il caso di diventare paranoici ma, se durante una violenta discussione con uno sconosciuto, questo si gira di tre quarti  e infila una mano in tasca, potrebbe anche essere che non sia per mostrarvi l’ultimo pokémon che ha catturato con il gioco sul cellulare.

Agire tempestivamente allontanandosi, dotandosi di un’arma improvvisata, sfruttando l’ambiente circostante per non essere raggiunti e, in alcuni casi, attaccando preventivamente (con cognizione di causa) sono opzioni che risultano disponibili quando si è consapevoli di cosa sta per succedere.

Principio numero due: Mantieni la distanza e non farti afferrare. 

Altro principio semplice, di alta efficacia, banale ma difficile da osservare.
Gli atteggiamenti tipici di chi viene ingaggiato in un confronto verbale che può poi portare ad uno scontro fisico, è quello di chiudere la distanza.
Si tratta di un atteggiamento molto naturale ma anche molto rischioso.
All’accorciarsi della distanza, diminuiscono le possibilità di difesa contro qualsiasi attacco, anche di un semplice pugno per una questione di tempi di reazione. Facile immaginare come per il coltello le cose si complicano ancora di più.
Questo si connette alla necessità, dunque, di non farsi afferrare.
Venire afferrati crea da parte dell’aggressore una connessione con la distanza ideale per poter sferrare i suoi attacchi oltre al fatto di avere un certo controllo sul corpo della vittima e di conseguenza sulle sue capacità difensive. 

Principio numero tre: Sfrutta l’ambiente

I primi due principi riguardano le situazioni di pre confronto ma risultano sempre validi anche nei successivi (eccetto l’ultimo, che riguarda il post conflitto).
Quindi, anche a situazione di aggressione conclamata il mantenimento della distanza ed il non farsi afferrare rimangono come linee guida da seguire per minimizzare i danni.
Rimarco che queste linee guida riguardano persone comuni che vogliano aumentare il proprio livello di sicurezza. Se parliamo di atleti o esperti di qualche forma di combattimento le cose cambiano (anche se a mio parere non puoi tanto).

Connessi ai due principi elencati sopra sta lo sfruttare l’ambiente per mantenere la distanza e rendersi meno raggiungibili. Se non potere essere raggiunti non potete essere colpiti.
Questo principio, ma a dire il vero anche i precedenti, fanno spesso storcere il naso a chi vorrebbe entrare in possesso di una qualche tecnica suprema che consenta di combattere alla pari contro un aggressore armato di coltello. Non è uno scontro alla pari ed il livello di rischio è alto.

Tutto ciò che fa guadagnare tempo come tenersi dietro ad un tavolo, lanciare degli oggetti può far guadagnare istanti preziosi e possibilità di fuga o di equipaggiarsi con un’arma improvvisata. 

Principio numero quattro: Se possibile usa un’arma improvvisata.  

L’ambiente offre delle armi improvvisate così come, alle volte, ciò che ci si porta appresso (come ad esempio una borsa o uno zaino). 

Non parliamo di nulla di complicato. La maggior parte dei casi si ha accesso ad oggetti che consentono di ripararsi (come uno zaino tenuto di fronte a sé) e di tenere la distanza (come una sedia) e che come tali devono essere usati.
L’errore tipico è quello di pensare che, visto che ci si è dotati di un’arma, si possa combattere alla pari.
Non è un duello tra gladiatori.
Lo scopo non è vincere, ma preservare la propria incolumità con meno danni possibili. Dei distinguo andrebbero fatti per le situazioni di difesa terza persona ma non voglio allontanarmi dallo scopo di questo articolo. 


Se si è in possesso di strumenti legalmente detenuti per la propria difesa personale (nella maggior parte dei casi pepper spray), occorre accedervi quando la situazione lo consente.
L’avversario non è inerte mentre ci si fruga nelle tasche. 

Principio numero cinque: sfrutta i riflessi naturali, sii altamente determinato nel reagire.

Nello sfortunatissimo evento ci si debba difendere a mani nude e non si abbia nessuna preparazione, vanno sfruttati i riflessi naturali di protezione per cercare di distanziarsi.
Se si finisce in corpo a corpo le possibilità di controllare il braccio armato sono basse senza alcuna preparazione e direttamente proporzionali alla propria forza fisica.
Colpire reagendo con grande aggressività può dare ottimi risultati ma direttamente connesso ad una preparazione specifica o ad una naturale predisposizione in genere per nulla comune. 

Sulla base di questo assunto, fatta eccezione per chi si addestra in modo specifico attraverso simulazioni in scenari plausibili con avversari non collaborativi, una preparazione logica deve dotare una persona con caratteristiche nella media di poche solide tecniche che sfruttino i propri riflessi naturali di protezione al meglio e preparino mentalmente alla durezza dello scontro. 

Principio numero sei: chiedere aiuto e assistenza.

Se tutto è andato male e sei finito a doverti difendere da una persona armata di coltello, richiedi aiuto e assistenza.
Fallo anche se, scusa il gioco di parole, sembra che tutto sia andato bene.
In stato adrenalinico ci si può non accorgere di essere stati feriti . Tamponare la ferita e agire tempestivamente è molto importante. Richiedi assistenza facendo chiamare i soccorsi e facendoti controllare per eventuali ferite.
Se ti trovi a dover chiamare i soccorsi da solo ricorda che ogni cellulare ha ormai un sistema che consente di attivare il numero di emergenza tramite la pressione ripetuta del tasto di accensione.
Cerca di scoprire come funziona prima di trovarti in una situazione a rischio.
Tipo, anche adesso.

Può servire anche se nessuno ti aggredirà mai con un coltello.

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