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Dai soluzioni a piene mani? Cattivo maestro, cattivo! Ovvero, per favore fai allenare il problem solving nella difesa personale ai tuoi allievi!

Problem solving, il motore della difesa personale.

La difesa personale è materia viva e operativa.
Come giocare a calcio, guidare la macchina oppure dipingere un quadro. Non è qualcosa che puoi sapere solo in teoria e, necessariamente, è qualcosa che adatti al tuo fisico e alla tua mente.

Insomma, ognuno ha il suo “stile”. 

Questo perché?
Perchè quando parliamo di capacità che richiedono l’agire in un contesto che non è sempre uguale e che si modifica a seconda di come interagiamo, non conta quanto sai, ma quanto sei in grado di fare sul campo. 

Parliamo di problem solving.

Ovvero, la soluzione migliore che arriva quando è finito tutto è comunque peggiore di quella ottimale esattamente quando serve. 

Un esempio?
Scoppia un tubo e ti si sta allagando la casa.
Metti un tappo alla bell’e meglio o aspetti che arrivi l’idraulico con pinne, maschera e boccaglio?

Il problem solving è una capacità integrata alla difesa personale, tanto che, se manca e non viene allenata la difesa personale è utile quanto un orologio fermo sempre alla stessa ora. 

Funziona solo volte al giorno funziona.
… e mi raccomando sii preciso.

Come si allena il problem solving. 

Sembrerà strano, ma correggendo solo lo stretto indispensabile. 

Gli allievi vogliono la soluzione e hanno paura di sbagliare.
Comportamento comune e comprensibile ma che non li aiuta un briciolo nel migliorare il problem solving. Facciamo un altro esempio e torniamo ai compiti delle elementari. 

li ricordi? I classici problemi di matematica o geometria. 

Probabilmente ricorderai anche il fatto che dovevi spremerti ben bene per trovare il procedimento giusto che ti portasse alla soluzione. 

La soluzione in sé non ti faceva crescere. 

L’impegnarti a trovarla si. 

Stessa cosa nell’allenamento della difesa personale. 

All’allievo devono essere forniti strumenti, devono essere fornite le soluzioni indispensabili (principalmente per guidarlo nell’uso degli strumenti e garantire un percorso in sicurezza), e deve essergli fornito un contesti in cui agire. 

La risposta su cosa sia “giusto fare” è qualcosa che va centellinata e sempre accostata ad un processo in cui l’allievo è protagonista e non fruitore passivo. 

Ricorda che se accorci il percorso dell’allievo lo stai privando proprio dell’esperienza che ha bisogno di fare. 

In una situazione reale non ci sarà il maestro a togliere le castagne dal fuoco. 

Meglio se si abitua. 

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