Perché è utile possedere degli automatismi nei sistemi di combattimento e nelle arti marziali? Attraverso quali fasi si sviluppa l’apprendimento motorio e quali sono le maggiori teorie che ne spiegano il funzionamento?

Articolo a firma di Andrea Pau, assiduo praticante di Krav Maga e medico.

In quest’articolo verrà approfondito l’argomento dello schema motorio individuando attraverso quali tappe si evolve il processo che porta dall’esecuzione di un movimento abbozzato ad uno tecnicamente eccellente .

In ogni caso, buona lettura.

L’utilità del possedere automatismi è che questo sistema riesce a farci risparmiare una incredibile mole di energia nervosa : questo perché il comando viene,  “passato” dalla corteccia a quei centri nervosi leggermente inferiori come i nuclei della base, in questo modo le aree  corticali sono libere di impiegare la loro energia in altra attività, ad es., di controllo dei particolari tecnici. Questo straordinario meccanismo permette di accorciare i tempi delle nostre azioni : se per sollevarci in piedi dovessimo pensare ogni gesto ogni singola attivazione di ogni muscolo coinvolto probabilmente impareremo a muoverci dopo 50 anni e a tirare un pugno dopo 80.

Nelle arti marziali questo ci permette di utilizzare le tecniche apprese in maniera sempre più fine ci permette di prevedere l’arrivo di un colpo in base al movimento dell’avversario ( riflesso evocato dalla vista) a percepire la distanza, quando come colpire quando portare un jab quando un diretto quanto un calcio o quando un montante, in questo caso componenti riflesse, volontarie e automatiche lavorano sinergicamente.

L’importanza dello schema motorio

Ogni movimento si rifà comunque ad uno schema ad un preciso algoritmo infatti nel nostro cervello ( corteccia frontale aree motorie e pre motorie)  esiste un magazzino di schemi motori, la memoria motoria, questi sono dei circuiti formati da tanti neuroni collegati insieme, ciascuno dei quali comanda una fase parziale di un movimento; quando impariamo un nuovo movimento si “genera” un nuovo circuito.

In realtà non è che si formino nuovi circuiti , ma diciamo che vengono attivati circuiti secondo determinati algoritmi  per cui quando arriva un certo stimolo l’impulso facilmente seguirà quella strada.

Questo spiega, tra l’altro, perché certi movimenti simili appresi precedentemente interferiscono gli uni con gli altri i”devo parare un gancio e “mi viene” la difesa del kali filippino ( magari già automatizzata) più che la 360 (difesa esterna del Krav Maga)  o se vengo spinto “mi viene la caduta judo e non il rotolamento”, cioé l’impulso nervoso tende a seguire i vecchi “tracciati” se precedentemente questi sono stai automatizzati ( fenomeno detto del transfert) e correggerne il percorso diventa difficile. Queste rapide reazioni motorie sono sfruttate da tutte le arti marziali e permettono di sovrapporre  nuovi schemi annullando le reazioni naturali di cui abbiamo parlato.

Avere un grande numero di schemi motori può però risultare svantaggioso in situazioni improvvise in cui occorre una risposta immediata perchè più sono le opzioni più è difficile evocare una risposta rapida ed efficace allo stesso tempo e in questo caso il nostro cervello rischia di farci avere ancora una volta una risposta estremante diverse da quelle allenate.

Nonostante ciò questo risulta comunque vantaggioso  in termini di apprendimento perchè  avere un ampio magazzino di schemi motori,  ci permetterà facilmente nuovi apprendimenti, questo spiega perchè chi ha già  praticato un arte marziale o ha praticato danza o uno sport con alta componente coordinativa che ha alcuni schemi motori comuni ha comunque un apprendimento più rapido di un altra arte marziale. E’ come se si avessero dei circuiti già predisposti ad acquisire nuove informazioni

La coordinazione dei movimenti è, dunque, l’ effetto del lavoro dei centri nervosi; in questo continuo lavoro il cervello si esercita e migliora la capacità di regolare i movimenti; e così noi passiamo,  da una capacità coordinativa a quella che è chiamata abilità, caratterizzata dalla facilità ed armonia nei suoi movimenti, la mancanza di abilità è caratterizzata, invece, dalla poca coordinazione  del movimento e dallo spreco di energia per eseguirlo.

In definitiva esistono 5 tappe neuro-motorie:

  1. la rappresentazione mentale: è un progetto, un programma schematico del movimento( pare che esistano dei neuroni chiamati neuroni specchio, coinvolti nell’apprendimento motorio, si è visto che quando un soggetto vede un movimento nel suo cervello si attivano i medesimi circuiti e le medesime aree del soggetto che lo sta eseguendo, potrebbe essere alla base del nostro apprendimento motorio fin da neonati)
  2. i legami ideo-motori: associazioni che si effettuano sulla base delle passate esperienze; vengono, per così dire, messi insieme vecchi pezzetti di movimenti
  3. l’impulso nervoso e tutto il suo percorso
  4. la regolazione e correzione dei parametri spaziali e temporali del movimento: direzione,ampiezza, velocità, forza, etc.., che può avvenire prima o durante l’esecuzione
  5. l’esecuzione motoria

A tutto questo va aggiunta un componente psichica importante, è evidente che in situazioni di paura e forte stress se riusciamo a eseguire bene una tecnica questa viene meglio consolidata  e per di più viene anche richiamata più facilmente la volta successiva  perchè il nostro cervello la considera efficace., e la evocherà facilmente nelle future situazioni che presentano un simile contesto

Esistono diverse teorie sull’ APPRENDIMENTO MOTORIO che si completano l’una con l’altra e possono variare da individuo a individuo. Riporto le principali:

PAVLOV (dello stimolo-risposta o del riflesso condizionato): se viene associato ad uno stimolo capace di generare una risposta, un altro stimolo condizionante, questo stimolo può costituire lo stimolo percettivo; noto l’esperimento del cane e della luce rossa che induce salivazione perché precedentemente associata al cibo.

THORNDIKE (per prove ed errori) è il risultato che determina l’apprendimento, più successo = più apprendimento.

TOLMAN (delle M.A.M. = mappe di apprendimento motorio) l’individuo realizza delle mappe cognitive, modelli la cui assimilazione avviene attraverso vari processi tutti tendenti all’acquisizione di esperienza.

Fasi: 1) progetto 2) esecuzione 3) adattamento 4) consolidamento

L’allievo (1) si crea un modello mentale in base alle informazioni in suo possesso: ricordi, spiegazioni, dimostrazioni…(2) prova il movimento prendendo coscienza del risultato positivo o negativo conseguito, quindi (3) effettua quelle modifiche che l’esperienza e/o l’insegnante gli ha suggerito, (4) esegue un buon numero di ripetizioni per perfezionare il progetto e creare una struttura neuronica, lo schema motorio.

Esistono  due tipi di M.A.M.: rigida (o a striscia) e elastica (o estesa).

Nel caso della M.A.M. rigida, l’apprendimento è orientato verso la più assoluta precisione di movimento (attrezzistica, equilibrio, tuffi, scherma, pattinaggio), il metodo d’insegnamento è analitico, per unione di singole parti.

Nel caso della M.A.M. elastica, l’apprendimento è orientato verso la padronanza del movimento in tutte le sue possibili variazioni (giochi di squadra e sport di combattimento), il miglioramento del progetto sarà quindi nel senso dell’acquisizione di quelle competenze atte a fronteggiare tutti gli elementi di variabilità (peso e dimensioni dell’attrezzo, tipo di suolo…). Alcuni fattori di esecuzione tendono a spostare la strutturazione di una mappa verso l’altro tipo (da elastica a rigida): la riduzione dello spazio, l’aumento della velocità di esecuzione, la diminuzione della grandezza dell’azione cinetica.

Altri meccanismi spesso osservati sono:

TRANSFERT: può essere positivo o negativo, meccanismo con cui abitudini preesistenti facilitano o impediscono l’acquisizione di nuovi schemi. Alessandro Salvini individuò i transfert negativi nelle tecniche sbagliate insegnate nei “minisport”….i danni della specializzazione precoce.

SKINNER, teoria del rinforzo: l’individuo apprende quando la risposta gli concede una gratificazione, se può controllare con regolarità il progresso. Riuscita di una tecnica in un dato contesto.

LA REAFFERENZA guida il movimento: è data da segnali cinestetici provenienti dai propriocettori muscolari, tendinei e articolari, durante l’esecuzione del movimento; i centri nervosi sensoriali ricevono informazioni continue sullo svolgersi del movimento, sulle posizioni assunte dagli arti e dal corpo; gli atleti allenati sono in grado di misurare con notevole esattezza, attraverso i segnali cinestetici (incoscienti o parzialmente coscienti), l’angolo assunto da una articolazione.

ALLENAMENTO IDEO -MOTORIO : si è visto che quando l’atleta si rappresenta il movimento si verificano micro-contrazioni o per lo meno attivazioni nervose dei muscoli, nella corretta coordinazione cronologica che avviene durante l’esecuzione normale del movimento.

L’apprendimento motorio è un fenomeno processuale. Le teorie più quotate sollecitano l’attenzione verso l’importanza che deve darsi alle macrostrutture motorie: schemi motori di grande entità, flessibilità, adattabilità, derivabili da esperienze motorie vaste e variate create specialmente  nell’infanzia con attività polivalenti, come se si tentasse  di “aprire tante finestre sul mondo” con attività variate, ricche di connotazioni di plasticità, insomma un ampio archivio di esperienze su cui poi costruire le specializzazioni future. Usare schemi motori di base per costruire schemi motori molto complessi risulta essere un meccanismo ottimale per ottenere più rapidamente un’ottima capacità esecutiva.

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